RISPETTARE E PROTEGGERE IL CREATO
Per il tuo cane, una vita in giardino?

di Raffaella Lusvardi

Cane abbraccio
Far vivere il cane fuori casa e isolato dalla famiglia configura una forma di maltrattamento etologico. Ne parliamo con Anna Ferrari, consulente cinofila, e con Donato Ceci, della Lega Anti Vivisezione di Bergamo.

Hai una cane... e lo tieni in giardino?
C’è chi è convinto che la soglia della casa sia un limite che il cane non deve mai oltrepassare e che il suo posto sia il giardino, il balcone, o peggio ancora il box, perché si dice che “il cane deve fare il cane!”. Sono idee obsolete, dettate, purtroppo, dalla non conoscenza del cane e dei suoi bisogni. È il momento di aprirsi alle nuove sensibilità, per scoprire il benessere reciproco della relazione con il proprio animale amico, che deve essere accolto nell’ambiente familiare e vivere con noi. Anna Ferrari, consulente riabilitativo presso la Scuola cinofila CReA, dove segue le famiglie con cani che esprimono problemi comportamentali, spiega: “Far vivere il cane in una situazione di continuo isolamento, anche in giardino, è una forma di maltrattamento etologico”. E continua: “Vogliamo dire che il cane deve fare il cane? Perfetto! Significa allora sapere che il cane è un animale sociale, che desidera sentirsi parte integrante di un gruppo. Da quando è iniziato il processo di domesticazione (si parla di circa 36.000 anni fa!), il cane vive con l’uomo, in un connubio che ha portato vantaggi reciproci. Oggi questo aspetto di collaborazione è venuto meno; in molti casi purtroppo il cane è considerato un semplice complemento del giardino, dove è relegato in totale solitudine e deprivazione. Il cane assume così un ruolo di controllo territoriale, che può anche sostenere, ma non esaurisce i suoi bisogni e genera sofferenza e frustrazione”. Il giardino spesso diventa anche il luogo in cui il cane espleta i propri bisogni fisici. Come Maya, Lenny e Joe, tre cani di diverse razze e taglie. Vivono nel giardino di una villa, non escono mai in passeggiata e la loro unica occupazione consiste nel correre lungo la recinzione abbaiando a ogni cane che passa. Il proprietario è fermamente convinto che vada bene così, e non accetta altri punti di vista. “Sono convinzioni difficili da sradicare, ammette Anna, ma il cane ha bisogno di uscire per fare movimento, di incontrare altri cani e di esercitare l’olfatto, senso grazie al quale amplia e arricchisce le conoscenze del mondo che lo circonda. Il giardino può essere un valore aggiunto per il cane, ma non può rappresentare l’unico suo orizzonte”. L’avere più cani, inoltre, non è un motivo per isolarli. Possono farsi compagnia, è vero, ma lasciandoli da soli in giardino, o sulla terrazza, possono rafforzare la relazione tra loro e costruirsi ruoli di controllo e di gestione del territorio in autonomia, con conseguenti problemi. Come gestire il proprio cane nel modo migliore? Donato Ceci, della LAV di Bergamo, dà alcune preziose indicazioni. Alla base di tutto ci deve essere la disponibilità a riconoscere che il cane è un soggetto senziente, capace di provare piacere e dolore, dotato di sensibilità e intelligenza. Solo partendo da questo approccio è possibile il rispetto per il cane, così come per ogni altro animale. Va poi ricordato che i cani hanno un linguaggio diverso da quello umano e di non facile comprensione per noi. Un primo passo per cercare contatto non è l’invasione di campo, ma l’avvicinamento in punta di piedi al suo mondo, per noi sconosciuto.
Si parte dall’osservazione del cane, delle sue abitudini, la socialità, gli approcci alle nuove esperienze. L’intenzione deve essere quella di trovare un canale di interazione con un soggetto diverso da noi, in una relazione di arricchimento reciproco. Non poniamoci con superiorità, avanzando pretese. L’educazione, che pure è necessaria per l’inserimento del cane in società umana, non va confusa con l’imposizione più o meno violenta. “In un clima di comprensione e di rispetto, conclude Donato, a nessuno verrebbe in mente di sottoporre il cane a situazioni di sofferenza; come abbandonarlo per lunghi periodi in isolamento, chiuderlo in spazi angusti, o legarlo a una catena”. È l’invito a sentirci coinvolti nell’accrescere la coscienza collettiva per la tutela verso il mondo animale e il rispetto della natura in generale, perché purtroppo sono ancora molto frequenti i casi di abusi e maltrattamenti, oggi. Nei Regolamenti Comunali sono previste sanzioni per questo. Il cane, in particolare invece, entra a far parte della famiglia e deve essere accolto nell’ambiente familiare.